Quand’è che una serie diventa “imperdibile” e quando invece è solo uno specchietto per chi ama le belle scenografie? House of Guinness oscilla tra questi due estremi, con momenti davvero riusciti e altri un po’ forzati.
House of Guinness Netflix: recensione
C’è chi la chiamerà la nuova serie evento di Netflix, chi invece ci vedrà solo l’ennesimo drammone in costume pieno di intrighi familiari e scenografie sontuose. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: House of Guinness ha i suoi momenti riusciti, ma anche diversi passaggi che sembrano messi lì più per impressionare che per raccontare davvero una storia solida.
Trama e atmosfera
La serie si apre con la morte di Sir Benjamin Lee Guinness e con la delicata questione della sua eredità, che viene spartita tra i quattro figli: Arthur, Edward, Anne e Ben. Da quel momento parte un intreccio di rivalità, segreti e dilemmi morali che si muove tra la Dublino ottocentesca e la New York dell’epoca.
La ricostruzione storica è di grande impatto visivo: costumi, ambientazioni e scenografie trasmettono subito la sensazione di trovarsi nel XIX secolo. Peccato che non sempre la sostanza narrativa sia all’altezza della forma.
I punti forti
Il cast è credibile e a tratti convincente: Anthony Boyle, Louis Partridge ed Emily Fairn portano sullo schermo personaggi che, seppur non sempre approfonditi, riescono a lasciare un segno. L’atmosfera è senza dubbio uno degli aspetti più riusciti: le location, anche quando non girate realmente in Irlanda, restituiscono un colpo d’occhio notevole.
Steven Knight, già creatore di Peaky Blinders, sa come maneggiare il dramma familiare e i conflitti di potere. Quando la serie funziona, regala episodi intensi e momenti di autentica tensione.
Le debolezze
Dove invece House of Guinness traballa è nella coerenza. Alcune storyline sembrano gonfiate ad arte, più che sviluppate con cura. Certi passaggi storici vengono trattati con leggerezza, rischiando di scivolare nello stereotipo, e in più di un’occasione la voglia di “modernizzare” il racconto, con scelte musicali o dialoghi fuori tempo, rompe l’incanto dell’ambientazione.
Non tutti i personaggi poi ricevono la stessa attenzione. Mentre alcuni hanno spazio e spessore, altri restano piatti, quasi accessori di scena. E questo, in una saga familiare, è un peccato non da poco.
Il verdetto
House of Guinness è una serie che vale la pena guardare, soprattutto se ami le saghe in costume con intrighi, eredità contese e scenografie impeccabili. Non aspettarti però il nuovo Succession: qui la componente spettacolare prevale spesso sulla profondità narrativa.
Se riesci ad accettare che non si tratti di un racconto storico rigoroso ma piuttosto di un dramma ispirato alla storia, allora troverai momenti davvero piacevoli e visivamente appaganti.
In poche parole: un prodotto elegante e ben confezionato, ma non esente da difetti. Da vedere, sì, ma con le aspettative calibrate.